Intervista a Elvira Di Cave per Mondo Salute: “Fare attività fisica comporta adeguata preparazione e controlli medici”

di Roberto Rosseti

Dottoressa Di Cave, quasi ogni giorno sulle cronache dei più importanti quotidiani nazionali si leggono notizie di tragedie avvenute sui campi sportivi di periferia, piste da sci o quelle ciclabili. Non è quindi vero che chi pratica sport tiene sotto controllo la salute e migliora il proprio stile di vita?

Chi pratica sport ha comunque una maggiore attenzione nei confronti delle proprie condizioni fisiche. Un italiano su tre dedica il tempo libero alle attività sportive e tiene quindi sotto controllo la propria salute. E’ aumentato il gusto per il gesto atletico, sono sempre più numerosi gli appassionati di jogging o chi prende parte alle varie maratone. Soltanto gente estremamente preparata può esporsi a simili fatiche.

E’ vero. Tutti frequentano centri fitness, palestre, piscine. Giocano a tennis o disputano partite di calcetto almeno una volta a settimana. Ma è sufficiente un certificato di idoneità sportiva per evitare il pericolo di infortuni quando si parla di attività amatoriale?

Mentre il livello sportivo dilettantistico è tenuto sotto controllo da visite periodiche a cui seguono certificazioni corrette, da un punto di vista amatoriale tutto rimane ad uno stato decisamente ancora superficiale. La valutazione del rischio viene sottodimensionata sia da chi pratica lo sport sia da chi dovrebbe avere il ruolo istituzionale di far comprendere a quali imprevisti si potrebbe andare incontro.

Una visita per l’idoneità dovrebbe comprendere esami cardiologici, a riposo e sotto sforzo, per valutare con cognizione i limiti ai quali ognuno può avvicinarsi senza incorrere in problematiche serie; analisi di
laboratorio con valutazione esatta di eventuali alterazioni di glicemia, azotemia, ipertensione.

Quali sono i traumi più frequenti che ha potuto riscontrare grazie alla sua esperienza?

Purtroppo l’attività fisica saltuaria, una volta alla settimana, ma senza l’adeguata preparazione, espone il corpo umano a degli sforzi eccessivi con la conseguente diminuzione del livello di attenzione che è fondamentale per poter valutare l’eventuale pericolo. Traumi distorsivi del ginocchio sono fra i più frequenti, caviglia, collo piede, trauma alle spalle dovuti a cadute, lombalgie e lombasciatalgie da eccessiva richiesta funzionale, (scatti, salti, colpi di testa) per limitarci a quelli più banali e più comuni.
Sono comunque quasi sempre seguiti da un lungo periodo di inattività al quale non segue di solito una ripresa funzionale adeguata. Non sono i casi limite, ad esempio il ritorno in campo dopo 13 giorni da una artroscopia al ginocchio, a rappresentare la regola. Se vogliamo garantire che l’organismo rimanga integro, ad ogni trauma e ad ogni infortunio deve seguire un periodo di riabilitazine mirato ad ogni singola patologia. Solo in questo modo si può avere l’ottima probabilità di tornare ad una attività ad alto
livello anche se solo amatoriale.

Ci sono delle regole elementari da rispettare in qualsiasi tipo di attività sportiva?

Proprio per evitare l’elevata incidenza di infortuni banali bisogna recuperare sempre quelli che io chiamerei i “fondamentali”:
1) non far esercizio fisico a tutti i costi se non sorretti da un adeguato stato di salute;
2) mantenere un peso corporeo ottimale;
3) non giocare partite di calcetto con uno stato di agonismo eccessivo, soprattutto di sera quando si è già stanchi e non si riesce ad avvertire di aver superato quei limiti fisici che garantiscono la percezione del pericolo di eventuali incidenti di gioco.

C’è una incidenza legata al sesso o all’età?

Per quanto riguarda il sesso ormai maschi e femmine, almeno in questo caso, hanno veramente raggiunto uno stato di parità. Per quanto riguarda l’età, generalmente, più si è giovani e più si va incontro al rischio legato al fattore agonistico.

Una grandissima percentuale di bambini è sovrappeso. Quanto può incidere questo sul futuro della loro attività sportiva e sulla facilità di subire traumi fisici?

Quasi il 99% di chi è obeso in età giovanile mantiene, purtroppo, questa condizione anche da adulto. Questo comporta una maggiore facilità ad essere vittima di eventuali incidenti con un recupero funzionale più lungo e più complesso.

Come si spiega che uno sport cosiddetto “maschio” come il rugby incida soltanto per il 2,9% sugli incidenti a livello sportivo nazionale?

Educazione sportiva, lealtà, stima nei confronti degli avversari e un minor interesse da parte dei “massmedia” rispetto agli sport che creano i “grandi miti”, ne sono i motivi principali. Il fattore economico spinge spesso i giornali a esasperare più lo spirito agonistico a scapito di una sana competizione.

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